
Vivai e fotovoltaico: l’effetto serra “buono”
La coltivazione in serra può contenere i rischi degli eventi estremi che procurano ingenti danni all’agricoltura. Se poi è unita all’innovazione, può creare anche nuovo valore aggiunto al settore.
È il caso, per esempio, dell’azienda agricola Martini, situata in provincia di Pistoia, che attraverso il progetto Pif Eco Nursery 3S, ha abbinato la tutela ambientale ai benefici economici, creando un impianto unico in Europa.
La società, nata nel 1990, si occupa della coltivazione della piante dal seme fino al momento in cui verranno piantumate. Molte le piante coltivate, tutte tipiche del territorio pistoiese.
La volontà dell’azienda di investire in energie rinnovabili risale al primo conto energia fotovoltaico (2005-2007), quando fu tentata l’installazione su un tetto, ma all’epoca le regole paesaggistiche non lo consentirono. Da qui nacque l’idea di installare FV sulle serre, ma senza sostituire le strutture esistenti.
Le serre che utilizzava l’azienda erano quelle a film plastico, le più diffuse per via dei bassi costi di primo investimento e adatte per il clima mite della zona.
Non erano però idonee a sostenere il peso dei pannelli fotovoltaici convenzionali, mentre la soluzione di un impianto a terra non era conveniente perché avrebbe ridotto la superficie disponibile per la coltivazione.
La partnership
L’obbiettivo è stato allora quello di individuare pannelli fotovoltaici che si adattassero alla struttura esistente senza gravarla di un peso eccessivo e che al contempo non occupassero spazio in modo troppo continuo, per non ridurre la quantità di luce presente nella serra, essenziale per la crescita delle piante.
Con la soluzione tecnica è stata trovata grazie alla collaborazione con l’Università di Firenze, AzzeroCO2 (una società di consulenza nata per volontà di due grandi associazioni ambientaliste italiane, Legambiente e Kyoto Club) e Bios-is (studio di progettazione di Firenze).
L’impianto (che ha una potenza di 5,94 kWp) è stato realizzato utilizzando 54 pannelli in film sottile da 110 Wp ciascuno e occupa una superficie di 70 m2.
I pannelli sono stati disposti in modo da creare ombre strette e lunghe che, a causa dell’ordinario movimento del sole durante il giorno, si muovono sul suolo della serra, senza lasciare alcuna zona perennemente in ombra.
“Per coltivare c’è bisogno di un equilibrio per la gestione della luce solare: ai pannelli va trasferita la luce in eccesso, quella di cui le piante non hanno bisogno, non più di quella. Un intervento delicato, che va fatto da esperti, altrimenti si rischia di creare un importante danno economico alla produzione”, ha spiegato il titolare dell’azienda.
Per ulteriori informazioni sulle specifiche tecniche e sugli aspetti economici vedi: https://www.qualenergia.it/articoli/vivai-e-fotovoltaico-leffetto-serra-che-conviene/