
Basta carbone, più rinnovabili
In Italia il carbone è ancora una fonte energetica. Pur messo al bando entro il 2025, al 2016 la quota di produzione di energia ricavata dal carbone risultava del 12% – in Europa la percentuale media sale al 33%). Per la stragrande maggioranza, viene importato.
Ma l’Italia dovrebbe considerare due aspetti: l’eliminazione del carbone non implica costi maggiori né doversi dotare di ulteriori impianti di gas. Lo stima il report “Più pulita, intelligente e conveniente” che pone in luce un’altra considerazione.
Sappiamo che la Strategia Energetica Nazionale (SEN), ha fissato l’obiettivo di una quota di rinnovabili sul consumo elettrico del 55% al 2030 rispetto al 33,5% del 2015.
Ma si potrebbe fare di più. Secondo il report l’Italia può raggiungere l’obiettivo più ambizioso del 59% di quota di rinnovabili nel consumo interno di elettricità entro 12 anni.
Energia da rinnovabili, dove parte lo studio
Il report si basa sull’analisi condotta per lo studio “Cleaner, Smarter, Cheaper: responding to opportunities in Europe’s changing energy system”, dai partner del consorzio “Energy Union Choices” che vede riuniti la European Climate Foundation (ECF), E3G, il WWF, il Regulatory Assistance Project (RAP) e il Buildings Performance Institute Europe (BPIE), in collaborazione con Artelys.
Pur considerando la dimensione europea, fornisce anche importanti conclusioni per l’Italia sulla continua evoluzione del sistema energetico. Ma soprattutto dimostra che l’eliminazione del carbone in Italia è fattibile senza costi aggiuntivi e senza l’installazione di nuovi impianti a gas.
Lo studio considera per il 2030 due scenari, che riguardano diversi livelli d’ambizione. Uno (Baseline Scenario – BLS) riflette lo stato attuale della politica energetica dell’UE incluso il “Clean Energy for all Europeans package” (CEP), il pacchetto sull’Energia Pulita. L’altro, invece. considera una serie di politiche più ambiziose e le opportunità aperte (Opportunity Scenario – OPS).
Secondo l’analisi, lo scenario più efficace in termini di costi per il mix energetico dell’UE stima una quota molto più elevata per le energie rinnovabili rispetto a quella prevista dalla Commissione europea (61% contro 49% entro il 2030). In questo scenario, l’Europa eviterebbe altri 265 milioni di tonnellate di emissioni di CO2, 600 milioni di euro in costi annuali derivanti dal sistema energetico sempre entro il 2030 e circa 90mila posti di lavoro in più nel settore energetico europeo.
Obiettivi al rialzo per l’Italia
Secondo l’analisi, l’eliminazione del carbone non comporta costi maggiori per l’Italia, infatti si legge che “i costi derivanti dallo sfruttamento maggiore degli impianti a gas esistenti e da ulteriori investimenti nel fotovoltaico sono compensati dai risparmi derivanti da una diminuzione del consumo di carbone e una ridotta importazione di elettricità.”

Non solo: il nostro Paese può permettersi di bandire il carbone senza la necessità di dotarsi di ulteriori impianti a gas. Secondo gli analisti, non saranno necessarie nuove turbine grazie alla maggiore flessibilità ottenuta tramite l’utilizzo flessibile della domanda (Demand Side Response, DSR) e al maggiore utilizzo delle centrali a gas esistenti a ciclo combinato, in grado di contare su un fattore di carico che raddoppia dal 5% al 10%. Inoltre la domanda è prevista a un livello più basso rispetto a quello attuale: un trend coerente con i risultati a livello europeo e tale da suggerire cautela in merito al ruolo del gas nella transizione energetica e “alle implicazioni derivanti dai nuovi investimenti in infrastrutture quali gasdotti e terminali GNL”.
Arriviamo al punto più sensibile, ovvero la possibilità per l’Italia di raggiungere l’obiettivo del 59% di quota di rinnovabili nel consumo interno di elettricità entro il 2030 rispetto al 55% indicato dalla SEN. Perché tale ipotesi è credibile? Perché le variabili fondamentali che sostengono questo obiettivo più ambizioso sono trainate, secondo lo studio, da una ridotta domanda di elettricità e da un leggero incremento nell’impiego di biomasse rispetto alla SEN.
L’incremento delle importazioni dai Paesi limitrofi, motivato dal costo ridotto dei siti di energia eolica controbilancia la riduzione della produzione di energia elettrica da centrali a gas rispetto alla Strategia Energetica Nazionale.
Così l’efficienza elettrica e un approccio europeo per la pianificazione dell’espansione delle rinnovabili mantiene bassi i costi: “il costo ridotto della tecnologia fotovoltaica è il fattore cruciale. L’efficienza elettrica insieme a una coordinata strategia europea per la promozione delle energie rinnovabili rendono tale obiettivo raggiungibile.”

Il ruolo dell’e-mobility
In tutto questo scenario un ruolo importante può averlo anche la mobilità elettrica. Secondo il report, la gestione della domanda attiva e lo stoccaggio giornaliero attraverso i veicoli elettrici sono fondamentali per soddisfare il fabbisogno di flessibilità richiesto dall’aumento delle rinnovabili, soprattutto del fotovoltaico.
Nell’ipotesi “ottimistica” gli Stati Membri implementano solide politiche per attivare flessibilità della domanda nel sistema energetico, concentrandosi sull’integrazione intelligente degli esistenti e dei nuovi carichi distribuiti provenienti da voci quali solare fotovoltaico, veicoli elettrici, e pompe di calore.
Oltre agli electric vehicle, sono altrettanto importanti, anzi strategiche, le interconnessioni sia per l’aumento della flessibilità sia per la sostituzione dell’elettricità da carbone con importazioni a basso costo e basso impatto ambientale.
(Da: electricomagazine.it – Andrea Ballocchi